- Carlo Albarello
Che cosa delle donne ci ricorda l'8 marzo? Ne ho parlato con Mimma Gambardella
Mimma Gambardella è presidente del GIP del Tribunale di Padova.

Lottare per i diritti delle donne e la loro partecipazione al processo politico ed economico, celebrare atti di coraggio e determinazione, combattere la violenza e l'ambiguità. Ho lasciato passare un giorno, prima di occuparmene, per vedere cosa sarebbe successo e se la valanga di pubblicità e offerte speciali avessero oscurato la lotta. L'8 marzo non è la festa della donna ma la festa delle donne. LA donna è un'idea, un fantasma, uno stereotipo; le donne sono esseri viventi, plurali e quindi diversi, dotate di personalità differenti. Per questo ve ne presenterò una. Domenica Gambardella, magistrata, presidente della sezione GIP del Tribunale di Padova.
Ha studiato all’Univ. di Salerno conquistandosi in famiglia sia la scelta di poter frequentare il liceo classico sia la possibilità di studiare diritto. "Secondo la mia famiglia, mi confessa, dovevo essere una maestra, perché per i miei genitori era la professione più conveniente per una donna che volesse sposarsi e diventare madre. La cosa che mi ha sempre colpita nei discorsi dei miei genitori è che l’uomo aveva il diritto di scegliere quello che voleva essere, mentre io non ero libera di scegliere una professione giusta per me. La libertà di scegliere ed essere poiché ero donna è stata una grande fatica".

Ascoltando la sua testimonianza mi chiedo perché allora concedere alle donne un solo giorno all'anno quando meritano, come gli uomini, che ci interessi del loro destino 365 giorni, cioè un anno intero, e quindi ogni anno.
“Dobbiamo festeggiarlo perché non dobbiamo dimenticare che il percorso non è finito. L’8 marzo ha un senso perché siamo ancora nel guado. Non va festeggiato con la mimosa o le cene ma come un ritrovarsi per ricordare i sacrifici che donne hanno fatto”.
In verità, la storia dell'8 marzo è controversa. A volte la scelta di questo giorno sembra proviene da Oslo, o Copenaghen, dove nel 1910 le donne socialiste avrebbero scelto questa data da utilizzare per la propaganda del voto per le donne. A volte viene attribuita agli americani, che hanno recuperato la paternità della festa della donna. In definitiva, la più probabile è che l'8 marzo sia originariamente una festa bolscevica che sarebbe iniziata come segue: il 23 febbraio 1917 (nel calendario gregoriano), che corrisponde all'8 marzo nel nostro calendario, le lavoratrici manifestarono pacificamente nelle strade di San Pietroburgo per chiedere il pane e il ritorno dei mariti che erano andati al fronte. Una cosa è certa: 4 anni dopo, l'8 marzo 1921 fu proclamata la festa della donna da Lenin e, all'indomani della Seconda Guerra Mondiale, sarà celebrata nei paesi dell’Est per essere poi ufficializzata dall'ONU l'8 marzo 1977, quando diventa Giornata internazionale della donna. Prosegue Domenica Gambardella:
“Le donne sono entrate in magistratura solo a partire dal 1963, quando venne bandito il primo concorso aperto alle donne. Nonostante la nostra carta costituzionale riconosca il principio di parità tra uomo e donna, mancava la legge di attuazione per permettere anche alle donne di entrare in magistratura”.
Domenica Gambardella mi ha fatto conoscere, lo scorso 8 marzo, quanto sia importante il contributo che le donne danno al sistema della giustizia italiana, dove portano la loro capacità di vedere oltre, di leggere attraverso le righe, di percepire il dolore delle testimonianze.
“Quello che caratterizza la donna è l’empatia, la capacità di ascolto strettamente legata alla capacità di fare spazio all’altro. Questa capacità di ascolto mi facilita molto nella mia professione”.
E allora sono disposto a festeggiare per ricordare come le donne, avendo ancora meno opportunità, non si arrendano e come sul lavoro paghino con il proprio coraggio stereotipi di genere e lottino per un equo inserimento nel mercato del lavoro. - Carlo Albarello