- Carlo Albarello
Isabel Allende, "Lungo petalo di mare".
La grande e amata autrice cilena Isabel Allende è tornata all'inizio del 2020 con un libro che penso possa stare degno accanto ai suoi capolavori. Un romanzo avvincente in cui le drammatiche vicende che hanno colpito la Spagna e l'Europa tutta nel '900 si mescolano alle tragedie del Cile contemporaneo. Prendono così vita davanti ai nostri occhi un'intera epoca, la guerra civile spagnola a metà degli anni Quaranta, la dittatura franchista e centinaia di migliaia di persone che, sopraffatte dal soffocamento, decidendo di esiliarsi. Tra questi vi sono Rosser, un pianista, e Victor Dalmau, medico di professione e fratello dell'uomo che Rosser amava e morto prima che potessero coronare la loro felicità. Insieme ad altri profughi, fingendosi sposati, salgono a bordo della nave "Winnipeg", noleggiata dal famoso Pablo Neruda, che li porterà in Cile.
Allende era la nipote di Salvador Allende, presidente del Cile, che nel 1973 ha concluso la sua stessa vita, probabilmente per evitare l'umiliazione da parte di chi lo ha rovesciato, con Pinochet ora al potere. Allende è una donna profondamente legata ai suoi loghi di vita, alla sua famiglia, alle sue radici, che non esita a ricordarci ogni volta che le viene data l'opportunità.
In mezzo ai cileni, Víctor e Roser iniziano una nuova vita. Lui viene travolto dalla passione per la bella Ofelia, la ricca figlia di Isidro Solar, patriarca snob e conservativo. Roser, forte e risoluta, diventa un’apprezzata musicista. Con l’andare del tempo l’intimità forzata tra Roser e Víctor, costretti per salvare le apparenze a vivere come marito e moglie, si trasforma sempre più in affetto, fino a che, in modo del tutto naturale, l’amore platonico non sfocia nella passione fisica.
Lungo petalo di mare cattura la realtà di un conflitto fratello-in-fratello, con tutta la tragedia che può esservi contenuta, come in qualsiasi guerra civile, con i democratici che cercano di mantenere la loro dignità e morale, ma soprattutto la loro coscienza sociale, politica, ma anche umana. Qualcosa li ha spinti a lasciare la patria per mantenere la propria identità, senza perdersi in un vortice di odio e dolore senza fine, anche se il sacrificio che hanno dovuto fare per raggiungere questo obiettivo era grande. Perché lo sradicamento è una ferita profonda che sanguinerà sempre, qualunque cosa si faccia per ridurne la perdita. Vicende reali e avvenimenti immaginari, indissolubilmente legati, danno vita a un racconto epico, una storia senza tempo di guerra, amore, emigrazione e speranza. - Carlo Albarello